Salone del libro di Torino
E' il fine settimana della Fiera del Libro a Torino.
Dal 12 al 16 maggio l'Italia si scopre finalmente capace di amare e promuovere la lettura: tutti al Lingotto! Brulicanti, curiosi e ingordi di cultura, guai a perdersi un selfie con Pippo Baudo, Loretta Goggi, Enrico Montesano o Luciano Ligabue che presenta il suo nuovo libro. Poi, se c'è tempo, si cerca pure qualche scrittore, che male non fa.
Il punto è che il più venduto è Eco, che purtroppo è morto e non è disponibile per le foto. Per fortuna c'è il suo romanzo postumo, altrimenti la bacheca avrebbe perso di qualità (non si può mica fare troppo i populisti con gli scatti di Saviano e di Weltroni, d'altronde).
Nonostante ciò il richiamo culturale è così forte che non si può fare a meno di stupirsi di questo mare di carta che ci sommerge per quasi una settimana intera. Un mare, ma che dico, un oceano di carta! A noi l'e-book non ci frega mica, siamo restii alla tecnologia invasiva, diciamo no alle corbellerie che alienano la comunicazione, rifuggiamo da chi ha la presunzione di monetizzare le nostre relazioni sociali, siamo lettori, lettori accaniti, gente che va al Lingotto, noi!
Le case editrici sono tante, tantissime, un numero così vasto che ti vien da chiedere come facciano a campare con tutti i tagli alla cultura che ci sono da almeno un ventennio. Tenendo conto tra l'altro che lo spazio espositivo lì costa tanto, tantissimo, il dubbio si ingigantisce. Non ti conviene pensar male che di editori a pagamento non ce ne sono (fiuuuu!), ma solo magnati magnanimi che fan da mecenati (fiuuu2!).
Perchè poi la Fiera del Libro di Torino è davvero un evento unico. Quando mai c'è la possibilità di celebrare in modo tanto pomposo uno strumento così utile come il libro? Funziona benissimo quando tira vento e sbattono le porte, per esempio.
Noi italiani amiamo leggere, specie dal telefonino. Siamo capaci di comporre e tradurre intere prosopopee dal cellulare. Si dice che il prossimo talento di successo nel campo della narrativa vedrà pubblicato il proprio esordio in anteprima su Whattsapp: gli saranno garantite così tante visualizzazioni che non dovrà nemmeno far abbattere un albero per l'edizione cartacea del suo lavoro. Non saranno necessarie, se non quelle per la Fiera del Libro di Torino, altrimenti si rischia di fare un evento senza il suo accessorio principale: il banchetto per i libri.
Non voglio far polemica, non quella sterile perlomeno.
E' che in Italia ci sono di quelle fiere bellissime che vengono disertate e ti chiedi perchè. Ma dove finisce tutta quell'amalgama di lettori impazziti che avanza delirante per entrare al Lingotto? A Pisa ci si entra lisci come olio, stessa cosa a Modena, pure se ultimamente si è imputridita parecchio.
A Chiari, nella bellissima cornice della Villa Mazzotti, siamo ultimamente in quattro gatti: ci facciamo compagnia da soli leggendoci a vicenda barzellette sconce. Un tempo c'era anche Imperia, ma dalla regia mi dicono che è diventata una festa di quartiere e poco più. Di Roma non parlo, costa troppo (ma mai quanto Torino!). Pordenone sarebbe bella da scoprire, magari un giorno. A Mantova si risale il Mincio decantandone la grande bellezza però non si vendono libri, si vendono eventi e grandi marche, si fanno marchette ai grani marchi editoriali.
Tutto questo mi fa venire in mente una poesia del mai troppo compianto Antonio Delfini, sommerso autore italiano che in silenzio ha scritto tra i versi più belli del panorama contemporaneo.
Avvertimento
Non venite con me
chè sono solo
e andar coi solitari
è come andar di notte
per le strade senza luce
Essi non vi danno nulla
che vi serva nella vita
Sono gente povera
che non ha da dire
se non dio mio dio mio dio mio
O senza soldi o senza idee
che facciano per voi
Sono tutti poveri
tutti abbandonati
con un sorriso triste
sulle labbra bianche
Sanno far dei segni
sanno balbettare
ma solo in modo strano
Voi non ci capireste
Non vi annoiate per carità
lasciatemi innocente
della vostra noia
P.s.
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