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Lo Strega ci strega

Mombu in genere i giornali non li legge ma li commenta.

A lui basta un’occhiata alla prima pagina per capire il senso di ciò che è accaduto, di ciò che accade e di ciò che accadrà. E’ una specie di Sibilla contemporanea, solo che lui l’aruspicio lo fa fra cornetto e caffè e non fra frattaglie di pecora sventrata.

Qualche mese fa c’era questo referendum da fare e Mombu, il giorno prima, solo leggendo l’occhiello dell’articolo spiegazzato fra briciole di muffin e schiuma di cappuccino, aveva detto.

“Ma sì, tanto alla fine decidono loro”.

“Loro chi?”, gli aveva chiesto Mario, pulendo il bancone con lo straccio.

“Quelli che hanno sempre la cesta piena di pesci, anche se il fiume è inquinato, chi altri?”. Mombu, che ama parlare per metafore, non tiene mai conto dello spessore del suo interlocutore: per lui Aristide o il sindaco fa lo stesso.

“Stai dicendo che il Lambro è inquinato?”, gli aveva infatti risposto Mario.

“Già, ma intanto qualcuno il bagno ce lo fa lo stesso, tranquillo”, aveva detto lui, sopravvalutando l’osservazione del barista come arguta battuta di spirito.

“Ma questa è gente che fa schifo!”, era sbottato Mario, gettando a terra il cencio, “che non osino entrare qui dentro!”.

“Bravo, questo sì che è parlare da cittadini coscienziosi!”. Quel giorno andò a finire che Mario cacciò a male parole gli anziani pescatori del paese, che erano soliti alle 17 venire al bar per una pausa tra un ghiozzo e l’altro.

Ma Mombu in genere i giornali non li legge, li commenta e basta.

Ecco perché fa strano vedere Mombu oggi precipitarsi tra le pagine del quotidiano nazionale furioso come quell’Orlando là più famoso, il macellaio che da quando gli hanno scippato la moglie ha perso il senno e il lavoro ma non la mannaia che ogni tanto tira fuori dalla borsa agitandola come un nunchaku. Se non lo minacci di spedirlo sulla luna è capace di affettarti come un salamino.

“Che cerchi con tanta foga?”, chiedo a Mombu, “l’oroscopo?”. Io lo so che Mombu è privo di senso dell’umorismo, o perlomeno ne ha uno suo tutto particolare, ma l’occhiata con cui mi incenerisce l’anima mi dà i brividi.

“Lo sai che giorno è oggi?”, mi fa scoprendo le gengive.

“Giovedì”, mi affretto a dire per non incorrere in morte precoce, “giovedì 16 aprile 2016”, faccio con precisione.

“Bravo”, ringhia lui, “e quindi che sto cercando?”.

O porca troia. E adesso cosa gli rispondo? Qualsiasi cantonata potrebbe essere sanzionata con la tortura fisica o peggio con l’espatrio nella biblioteca civica a mandare a memoria ciò che sto dimenticando. Ma che è successo di così importante? Una ricorrenza? Si celebra l’anniversario di qualche scrittore defunto di cui ignoro totalmente la data? Mannaggia a me e alla mia memoria di merda. Chi è morto? Pasolini? Tondelli? Eco, Marx, Dio, Baricco? No, Baricco no, non tiriamogliela dietro che è ancora vivo. Credo.

“Allora?”, mi fa Mombu strizzando tra le dita il quotidiano come fosse carta igienica, “sto aspettando”.

Oppure è uscito un libro importantissimo e Mombu sta cercando l’anteprima della recensione per capire se l’autore ha infilato un nuovo colpo in canna. Già, ma chi? Coe? Celati, Cerami? Chi cacchio è uscito di recente? Bertante? Sì, ma il quotidiano nazionale mica se lo caga uno come Bertante! Uno serio, dai! Moccia, Tamaro, D’Urso, De Filippi, Baricco? No, Baricco no, non tiriamocela dietro che ultimamente non ha scritto niente. Credo.

“Lo Strega!”, urla Mombu con una rabbia capace di far spillare birra all’incontrario.

“Sì, anche per me!”, grido di rimando io a Mario, equivocando malamente. Il barista, per premura e per non rischiare nulla, riempie subito due bicchieri di liquore e ce li striscia sul bancone. Io e Mombu li manchiamo clamorosamente, facendoli schiantare a terra.

“10 euro uguale”, fa laconico Mario mentre Mombu prende a stracciare il giornale riducendolo a brandelli, “e per quello 1 euro e 50, invece”. Una simile pazzia devastatrice l’ho vista solo di recente in Saw, ma Mombu è peggio: sbava, rantola e non accenna a placarsi. Almeno quell’altro lì stava immobile col suo bel tumore cerebrale.

“Hanno selezionato i 12 titoli, non capisci?”. No, francamente non capisco. Mi sbatte in faccia il giornale, ma è così umidiccio e malridotto che non leggo niente, se non una dichiarazione polemica di Platinette che non comprende il senso della sua esclusione dal Nobel per la pace.

“E io più scemo di loro che ogni volta mi faccio abbindolare. Di 27, mi dicevo, uno figo, uno piccolo davvero lo prendono, no? Fra sti cazzo di Amici della domenica, una specie di bò, ma che è? Una loggia massonica, un covo di biscazzieri, un club per soli uomini, non l’ho mai capito, ci sarà qualcuno con un po’ di influenza che cercherà di forzare i sacri cardini della Letteratura Che Conta, no?”. Ecco, è partito. Adesso non lo freni più. Ha cominciato in sordina ed ora è capace di continuare col soliloquio fino al suono del tocco. E sono le 9 di mattino.

“Non ci bastava la fusione di Mondadori ed Rcs, non ci bastava la Mondazzoli! Hanno pure fatto finta che a Einaudi e a Bompiani non gliene fregasse niente! E ci credo, sono Mondazzoli pure loro! Li hanno esclusi tutti, tutti! Pure quello lì che si è auto pubblicato con Amazon, che fa schifo per principio! Vabbè, per quello hanno fatto più che bene…”.

“Mi scusi sa”, fa un signorotto interrompendolo, “io mi servo sempre da loro e mi trovo benissimo”. Mai rivolgersi così a un bibliomane librofilo come Mombu, specie se è uno scrittore. Mai. E’ una delle violazioni del sacro codice non scritto dell’appassionato paranoide. Non bisogna mai parlare bene di Amazon, di edizioni a pagamento o di self publishing e di Baricco. Soprattutto di Baricco.

“Lei, signore”, grugnisce Mombu, “è un imbecille”. Dopodichè gli salta al collo pronto ad azzannargli la giugulare. Ci servono sei uomini e due tiranti d’acciaio per assicurarlo alla sedia a ridosso del bancone.

“Voi non capite”, piagnucola Mombu, “è tutto un vomito, una pozza di fango…ci toccherà festeggiare la vittoria di Albinati che in quasi 1300 pagine ci spruzza addosso vagonate di voglie pruriginose di una collegiata romana…ma che cazzo ce ne frega a noi…”.

“Vabbè, dai”, provo a consolarlo io, “non è certo. Magari tocca a chi…chi c’è, coso, Moresco. O chissà, forse è la volta buona di Affinati, che in fondo ci è arrivato già nel 1997”. Mombu però anziché ringalluzzirsi scoppia in un pianto a dirotto.

“Che consolazioni di merda…”, sniffa.

“Mi scusi sa”, fa lo stesso signorotto di prima, che forse ha tendenze autolesioniste, “ma io tutto questo suo disfattismo non lo capisco proprio. Tra l’altro dall’anno scorso vige la regola che tra i 5 finalisti entrerà anche una casa editrice medio-piccola che, a quanto ho capito, è ciò che più le piace all’interno del nostro vasto panorama letterario. Quindi cosa c’è che non va?”

Gli occhi di Mombu si tingono di color demonio e dalle narici comincia a sputare zolfo e lapilli. Sarebbe capace di mangiarselo come un bombolone alla crema se non lo avessimo saldato al banco con degli argani da tir.

“Cosa c’è che non va?”, ruggisce a due voci, indemoniato peggio di Linda Blair, “ma come si fa a dire cosa c’è che non va? Casa editrice medio-piccola? Ma in base a che? Voland e Minimum Fax sono medio-piccole in base a che? Ai soldi che c’hanno di certo no, per il valore delle opere forse, di sicuro molto di più. A me di una roba chiamata Il cinghiale che uccise Liberty Valance non me ne frega niente! E se non fosse per le porno fantasie della Nothomb, Voland mi dite chi cazzo se la cacava?”.

“Insomma le fa schifo tutto, ho capito”, non si arrende il signorotto, che non se la sente di mollare l’osso, “lei è il classico qualunquista capace solo di denigrare tacciando ogni iniziativa come pessima”.

“No!”, si ribella Mombu, agitandosi come un genio troppo grosso per star dentro alla famosa lampada, “io taccio il premio Strega perché è tutto finto! Mi sembra di stare davanti a un’esibizione live dei Massacration!”.

La gente del bar, il signorotto, Mario e Tarocco si guardano interrogativi. Certi nomi è capaci di farli solo lui.

“I Massacration, dai! Quelli di Metal is law!”. Mombu mi guarda supplichevole. Vorrebbe che almeno io gli regalassi un cenno d’assenso. Che gli mostrassi la mia complicità. Ma io ho il dovere di essere sincero, purtroppo. Io questi Massacration non li conosco, come anche i meccanismi dello Strega, o gli scrittori che decanta lui. Io, al limite, posso dire che Tiziano Scarpa mi piaceva, prima che scrivesse Stabat Mater. Ma dopo, dopo no.

“Vi meritate tutti gli intrallazzi dei Bellonci, cazzo”, conclude Mombu, arrendendosi all’evidenza, “poi uno si chiede perché allo Strega i buoni libri sono i primi a esser silurati. Non sia mai venissero davvero promossi: sta a vedere che poi Mondazzoli non vende più il suo ciarpame”.

Sarà, ma io penso oltre allo Strega c’è un modo ancora migliore per promuovere e far vendere i propri libri: morire. Sai che botta gli dai, quando sei postumo?

E comunque: buon premio Strega a tutti. O quasi.

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